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Ovidio


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brano
 
Apuleio
Della magia, 13
 
originale
 
[13] da igitur ueniam Platoni philosopho uersuum eius de amore, ne ego necesse habeam contra sententiam Neoptolemi Enniani pluribus philosophari; uel si tu id non facis, ego me facile patiar in huiuscemodi uersibus culpari cum Platone. tibi autem, Maxime, habeo gratiam propensam, cum has quoque appendices defensionis meae iccirco necessarias, quia accusationi rependuntur, tam attente audis. et ideo hoc etiam peto, quod mihi ante ipsa crimina superest audias, ut adhuc fecisti, libenter et diligenter. Sequitur enim de speculo longa illa et censoria oratio, de quo pro rei atrocitate paene diruptus est Pudens clamitans: 'habet speculum philosophus, possidet speculum philosophus'. ut igitur habere concedam -- ne aliquid obiecisse te credas, si negaro -- , non tamen ex eo accipi me necesse est exornari quoque ad speculum solere. quid enim? si choragium thymelicum possiderem, num ex eo argumentarere etiam uti me consuesse tragoedi[i] syrmate, histrionis crocota, +orgia, mimi centunculo? non opinor. nam et contra plurimis rebus possessu careo, usu fruor. quod si neque habere utendi argumentum est neque non utendi non habere et speculi non tam possessio culpatur quam inspectio, illud etiam doceas necesse est, quando et quibus praesentibus in speculum inspexerim, quoniam, ut res est, magis piaculum decernis speculum philosopho quam Cereris mundum profano uidere.
 
traduzione
 
Perdona dunque a Platone filosofo quei suoi versi di amore, perch? io non abbia necessit?, contro il precetto del Neottolemo enniano, di filosofare con molte parole; se non vuoi, sopporter? facilmente di farmi incolpare per siffatte poesie in compagnia di Platone. A te, Massimo, rendo grazie infinite per la tanta attenzione onde hai ascoltato anche queste appendici della mia difesa, per questo necessarie, perch? fanno da contrappeso alle accuse. Ed io ti chiedo di ascoltare ancora, come hai fatto finora, volentieri e attentamente, ci? che mi resta a dire prima ch'io venga alle accuse principali. Segue dunque quel lungo e censorio discorso intorno allo specchio, per cui, dinanzi all'atrocit? della cosa, Pudente per poco non ? scoppiato schiamazzando: ?ha uno specchio il filosofo, possiede uno specchio il filosofo!? Orbene, ammettendo pure di averlo, perch? tu non creda di aver mossa, se lo negher?, una seria obiezione, non ? tuttavia necessario concludere che io sia solito anche abbigliarmi allo specchio. E che? Se io possedessi tutto un vestiario scenico forse ne argomeriteresti che io sia solito indossare il manto del tragico, la gialla tunica dell'istrione, la variopinta casacca del mimo? Non credo. Cos? al contrario, moltissime sono le cose che non possiedo ma che adopero. Se il possesso non ? una prova dell'uso e la mancanza di possesso non esclude l'uso, giacch? non tanto il possesso dello specchio si incolpa, quanto il fatto di specchiarsi, questo ? necessario che tu mi provi: quanto e in presenza di chi io mi sia guardato allo specchio. Dico questo perch? in realt? tu decreti che per un filosofo la vista di uno specchio ? un sacrilegio peggiore che per un profano vedere gli oggetti sacri dei misteri di Cerere.
 

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